Legge sul CO2 e la nostra critica
Il Parlamento ha approvato una nuova legge sulla CO2. Tuttavia, questo è chiaramente insufficiente e non è sufficiente per lo sciopero del clima e per la maggior parte delle persone della scienza. A livello nazionale si è deciso di non indire un referendum, mentre le singole regioni hanno scelto una strategia diversa.
La revisione della legge sul CO2 disciplina in larga misura la politica climatica svizzera dal 2020 al 2030. La legge decisa dal Consiglio nazionale e dal Consiglio degli Stati mira a ridurre le emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 rispetto al livello del 1990 (di cui solo al 75% in patria). Per raggiungere questo obiettivo, stanno adottando nuove misure riguardanti la ristrutturazione degli edifici, il traffico aereo e le emissioni delle industrie (aziende). Inoltre, i limiti di CO2 per i veicoli sono stati inaspriti e le tasse di compensazione sui carburanti (ad esempio la benzina) sono state aumentate. La maggior parte delle persone della scienza concorda sul fatto che questa legge migliori la situazione. Ma le opinioni divergono sulla portata di questo miglioramento…
Come Sciopero per il Clima, critichiamo questa legge. Con gli obiettivi fissati, l’1,5°C dell’accordo di Parigi non è raggiungibile, come dice Reto Knutti in ‘10vor10’. Chiediamo emissioni zero senza tecnologie di compensazione entro il 2030, non il 2050! Thomas Stocker, presidente del Centro Oeschger per la ricerca sui cambiamenti climatici dell’Università di Berna, ha recentemente dichiarato che la richiesta di un bilancio zero entro il 2030 è giusta.
Un altro aspetto critico è che il peggior settore svizzero in fatto di clima - la finanza - è praticamente escluso dalla legge. Il settore finanziario svizzero produce 20 volte più emissioni dl tutto il territorio nazionale, ossia il 2% delle emissioni globali. Non ci sono misure per fermare il finanziamento di progetti dannosi per il clima. Inoltre le misure non rispettano la giustizia climatica, dovrebbero essere più sociali e aziende inquinanti come Credit Suisse, Lonza, LafargeHolcim e tante altre dovrebbero essere ritenute molto più responsabili.
Al di là della questione del referendum, siamo tutti d’accordo: questa legge è insufficiente!
La richiesta di referendum
La questione del referendum è stata lungamente dibattuta sia a livello regionale che nazionale. Alla fine si è deciso che Sciopero per il Clima Svizzera non avrebbe lanciato un referendum a livello nazionale. Le regioni sono sempre state indipendenti nelle loro decisioni. Anche stavolta hanno avuto la possibilità di scegliere.
Alcune regioni hanno quindi deciso di indire un referendum (è il caso di 6 strutture cantonali quali Vaud, Ginevra, Neuchâtel, Giura, Vallese e Giura bernese). Per loro questa legge sul CO2 è sbagliata perché fa solo finta di risolvere la crisi climatica. Inoltre, la legge non tassa i responsabili delle emissioni, ma dà sempre la colpa a chi consuma, il che viola il principio di giustizia climatica.
Il resto dei gruppi regionali non vuole partecipare al referendum per non impedire questo piccolo passo avanti. Si concentreranno piuttosto su altri progetti come lo Sciopero per il Futuro.
In conclusione, nonostante tutti i dibattiti e le divergenze di strategia, il movimento dello Sciopero per il Clima rimane unito come prima. Anche se i media parlano di scissione, abbiamo tutte e tutti lo stesso obiettivo finale: un mondo vivibile e giusto. Concordiamo sul fatto che la nuova legge sul CO2 non ci permetterà di raggiungere questo obiettivo.